
C’è stato un grande entusiasmo alla fine del 2018 quando gli archeologi che lavorano al sito di Pompei hanno scoperto nuovi graffiti nel quartiere Regio V della città distrutta dall’eruzione. I graffiti ritrovati sembrano suggerire che la fatale eruzione del vicino Vesuvio abbia avuto luogo nell’ottobre del 79 d.C., non in agosto, come alcuni storici avevano precedentemente ipotizzato. Quello che colpisce è lo spirito meravigliosamente napoletano che emerge da quei graffiti, tradotti dal latino con questa frase “Il 17 ottobre (il Vesuvio), ha mangiato troppo”. Chiaramente i tempi sono cambiati e quegli antichi artisti sono ormai lontani. Ma questo non significa che Napoli abbia perso il suo lato colorato. Anzi, tutt’altro. È solo che l’arte che oggi appare sui muri della città è molto diversa. E girovagando per la città, osservando i murales e le opere della street art partenopea, si comprende cosa intendiamo.

La città ha una street art vivace e fortemente attiva. Questa immagine così ben delineata e altrettanto enigmatica appare su un muro del quartiere della Sanità.

Anche a questa chiesa è stato dato un look “sbarazzino”. Ricorda un po’ i vecchi affreschi di centinaia di anni fa, ma con disegni e colori moderni.

E alcuni dei moderni murales trattano ancora temi molto tradizionali.

Ma mentre molte delle raffigurazioni che appaiono per le strade di Napoli oggi possono certamente essere paragonate alle versioni moderne degli affreschi del passato, la linea inizia a confondersi quando si arriva a murales molto più borderline, diciamo… È arte? O vandalismo?

Sono ovunque. Su ogni muro, ogni porta, ogni persiana. Vernice su vernice, a volte senza alcun rispetto per la proprietà o l’integrità del muro.
Napoli, la città dello Street Art, tra contrasti e contraddizioni
Allora forse è più appropriato ricordare che Napoli è la città dei grandi contrasti: è antica ma anche moderna. È classica, ma anche tagliente. La street art più bella, quella portatrice di messaggi sociali e di contenuti culturali, e i graffiti, che imbrattano palazzi e edifici storici, riassumono perfettamente questo contrasto e questa contraddizione.
Non c’è nessun posto al mondo che esprime il suo carattere come la città di Napoli, che si tratti dei gesti delle mani, delle pale d’altare barocche, della cucina o, sempre più spesso, della street art. Camminando per il labirinto di viuzze strette del Centro Storico, troverete un’immagine di Sophia Loren che fa il broncio in Via San Liborio. Camminando per le strade di Napoli possiamo ammirare un murales di Totò, amatissimo attore e comico napoletano, che guarda verso Spaccanapoli. In diverse parti della città di Partenope troviamo delle opere di street art rappresentanti Diego Maradona esultante e provocatorio.
Artisti come Zed 1, Blu, Alice Pasquini, Roxy in the Box e Cyop & Kaf hanno stratificato la loro arte sulla già vasta varietà di stili decorativi e architettonici della città. In Piazza dei Girolamini, un pezzo di Banksy, la Madonna con la pistola, è ora protetto dal Comune di Napoli dopo che un precedente lavoro dell’artista britannico era stato deturpato da tag scarabocchiate.
Jorith Agoch, l’artista napoletano dei grandi messaggi sociali
Nel 2016, Inward, un’associazione culturale locale no-profit ha aperto un parco di graffiti a Ponticelli, nella periferia est della città, vicino all’aeroporto. Uno dei primi pezzi creati per il nuovo spazio raffigurava il volto di una ragazza rom, realizzato in uno stile sorprendentemente iperrealistico e intitolato “All Children Are Equal”. Era il lavoro di un artista di 28 anni chiamato Jorit Agoch, vero nome Jorit Ciro Cerullo, suo padre è napoletano, sua madre olandese, le cui opere sono apparse sui muri di Brooklyn, Buenos Aires, Cochabamba, Aruba, Gaza e Santiago del Cile.
Jorit Agoch è uno dei numerosi muralisti di fama mondiale che stanno giocando un ruolo importante nell’elevare il profilo di Napoli a meta culturale internazionale.
La sua opera più recente è alta 100 metri, copre uno degli edifici più alti del Centro Direzionale di Napoli, vicino alla stazione Centrale della città, e rappresenta i volti di cinque degli atleti di maggior successo della regione. Si tratta di un’opera realizzata per promuovere le Universiadi 2019, espressione di orgoglio civico ma anche un messaggio sociale, una dichiarazione che tutti hanno il diritto di praticare lo sport.

Le opere di Jorith Agoch
I sentimenti hanno una parte importante nel lavoro di Agoch. Mentre dipingeva un’enorme effigie di Che Guevara su un enorme edificio di edilizia popolare a San Giovanni a Teduccio, un’area della città colpita dalla povertà e dal crimine conosciuta come il Bronx, i residenti locali gli offrivano il caffè e gli facevano domande sulla vita del rivoluzionario argentino.
Questo artista dipinge sempre due strisce rosse sui volti delle persone, strisce che rappresentano la tribù umana. È un modo per dire che il suo messaggio è di unità. Ma non tutte le città sono così riconoscenti come Napoli. Agoch è stato bandito da Israele per 10 anni, dopo aver reso omaggio all’attivista palestinese adolescente Ahed Tamimi su una barriera di sicurezza in Cisgiordania.
L’opera più celebre dell’artista è invece al di sopra di qualunque critica. Il suo magnifico ritratto di San Gennaro, il patrono della città, si trova in via Forcella, vicino alla cattedrale. Agoch ha chiesto a un amico, un operaio che per vivere vernicia auto, di posare per il quadro. È un approccio che fa eco al pittore Caravaggio che sceglieva la gente di strada per fare da modello per le sue opere religiose. Si tratta di un modo potente di ritrarre l’umanità in figure straordinarie, facendo del proprio modello un santo, un’icona sacra della città.
Street art napoletana: i temi sociali nei graffiti
Nella street art napoletana i volti sono la parte più importante di un essere umano, possono creare immagini molto potenti. Alcuni dei principali graffitari napoletani hanno iniziato scarabocchiando coi colori si muri e creando elementi visivi influenzati dalla street-art così diffusa negli Stati Uniti, spesso combinando l’energia e la vitalità dell’hip-hop con lo stile Old Master.
Oggi gli artisti che un tempo dipingevano i treni della metropolitana stanno trovando un modo per esprimere i loro sentimenti sui muri dei palazzi napoletani. Tutti sono cresciuti in posti degradati della città, ora lanciano messaggi sociali: pace, unità e amore, sì, certo, ma anche lotta di classe e giustizia sociale.

Ci sono progetti di street art anche nella Terra dei Fuochi, dove la camorra scarica e brucia illegalmente i rifiuti tossici. Il desiderio di questi artisti è quello di connettersi con la gente in modo più diretto, ma sempre rifiutando fermamente l’idea che la street art possa essere usata come strumento di marketing per incentivare il turismo della città. Se alla gente ed ai turisti piace quello che fanno, allora va bene, ma prioritario deve rimanere il contenuto. La street art non è solo e semplice decorazione, il suo compito è veicolare un messaggio sociale in maniera potente.
I murales per rilanciare Napoli come meta culturale
Il turismo è in crescita a Napoli, con numeri raddoppiati nell’ultimo decennio. Il lancio delle Stazioni dell’Arte nella metropolitana della città, con opere di artisti italiani e internazionali, è stato un enorme successo. I murales di Agoch e dei suoi colleghi stanno ricoprendo un ruolo importante nel proporre la città come meta culturale.
Tuttavia, alcuni fra gli artisti di strada più quotati non gradiscono che il loro lavoro venga sfruttato per scopi commerciali. Cyop & Kaf hanno recentemente annunciato di volersi allontanare dalla scena, lamentando il fatto che i muri stanno rapidamente diventando il campo semantico privilegiato del marketing. Sarà affascinante vedere cosa succederà nei prossimi anni, mentre nel frattempo una sottocultura orgogliosamente outsider sta emergendo e vorrebbe darsi un tono di rispettabilità.
In ogni caso, non c’è mai stato un momento migliore di questo per scoprire la street art napoletana!